De Girolamo, Gentiloni: “Pronti a chiedere le dimissioni”. E il rimpasto è più vicino
Il Pd all’attacco del ministro delle Politiche Agricole. Il rappresentante renziano a La Stampa: “Prima ascolteremo cosa il ministro avrà da dire in Parlamento, poi faremo le nostre valutazioni”. Almeno quattro ministri del governo Letta in bilico
di Redazione Il Fatto Quotidiano | 13 gennaio 2014
“Pronti a chiedere le dimissioni di Nunzia De Girolamo“: la frase lapidaria arriva da Paolo Gentiloni, esponente Pd e renziano della prima ora, intervistato dal quotidiano La Stampa. “Ascolteremo cosa il ministro ha da dire, poi faremo le nostre valutazioni”, spiega Gentiloni ipotizzando la stessa procedura usata per il caso Cancellieri. Ma nonostante il pressing di renziani e 5 Stelle, gli stessi che spingono ora per le dimissioni del ministro delle politiche agricole, allora nulla cambiò: la titolare del dicastero della giustizia siede tuttora al suo posto. Invece la poltrona della collega De Girolamo traballa sempre più e può diventare l’apri-pista per il rimpasto di governo.
Il Pd ha chiesto alla ministra, al centro delle polemiche per appalti milionari del 118 all’asl di Benevento, di riferire in Parlamento. Lei si sente vittima del “linciaggio mediatico”, ma si è detta “pronta a chiarire tutto”. Ma di nuove entrate nella squadra di governo non si discuterà prima di giovedì, giorno della direzione nazionale del Pd. Matteo Renzi non ha trovato finora un accordo con il premier Letta (l’incontro di venerdì non è stato risolutivo) e il presidente del Consiglio ha dovuto gestire le punzecchiature del segretario Pd degli ultimi giorni a distanza, da Città del Messico. Maria Elena Boschi, membro della segreteria del Pd, da un lato assicura che il rimpasto non è all’ordine del giorno, dall”altro definisce “triste”, il caso De Girolamo. Il deputato Pd Sandro Gozi dice: “Quello che ho letto su Nunzia De Girolamo mi sembra molto grave (…) Ora vediamo cosa ci dice in Parlamento, io personalmente credo che sia messa in una condizione molto difficile e credo che dovrebbe andarsene”.
Intanto anche il ministro per i Rapporti con il Parlamento Dario Franceschini non esclude una nuova squadra di governo: “Il rimpasto non mi scandalizza”, alla fine del percorso che sta portando alla definizione della nuova agenda di governo da un lato e alla riforma della legge elettorale dall’altro. “Ma il ministro dell’Economia Fabrizio Saccomanni” non è in discussione, spiega al Messaggero, ritenendolo “la persona che ha dato credibilità in Europa” quindi “non credo proprio che qualche errore gestionale del suo ministero possa mettere in discussione una delle garanzie del governo in Europa”.
A rischiare il posto, oltre alla De Girolamo, esponente del Nuovo Centrodestra sovra-rappresentato nel governo, ci sono anche i titolari dei dicasteri economici: oltre al già citato Saccomanni, anche il ministro del Lavoro Enrico Giovannini, reo di aver sollevato il problema delle coperture sulla bozza di Job Act proposta dal sindaco di Firenze. Critica anche la posizione della Cancellieri dopo l’affaire Ligresti, e quella del ministro dello Sviluppo Flavio Zanonato.
IL NOSTRO COMMENTO: E’ proprio il caso che i Ministri: Cancellieri, Giovannini, Saccomanni e De Girolamo escano immediatamente dal Governo. Il loro impegno più che da bomba ha fatto da freno all’Italia. Non di un rimpasto c’è bisogno ma di un nuovo Governo con i contro coglioni che sappia assumere decisioni immediate perché la situazione dell’Italia è tragica e non più rinviabile. Si è scherzato troppo: ora basta! Non si può più andare avanti con i Governi degli “annunci” o Governicchi che non hanno contezza della reale situazione in cui versa l’Italia. A Renzi ed alla loro squadra il compito di mandarli a casa definitivamente colloquiando, nel contempo, con Napolitano per l’adozione immediata di un Governo cd “di emergenza” che realizzi in tempi brevissimi le riforme non più procrastinabili e, cioè: 1) diminuzione immediata delle tasse (pressione fiscale ) che è la più alta dell’Eurozona. Senza di questa non vi potrà essere ripresa economica; 2) legge elettorale; 3) lavoro ai giovani; 4) rilancio della economia e delle imprese; 4) adozione del reddito minimo o di cittadinanza ai senza lavoro. Solo l’Italia tra tutti i Paesi dell’ Eurozona è priva del reddito minimo. Una vera vergogna!
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