Antonio Mastrapasqua e il Pasticcio dell’Ospedale Israelitico
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Alla fine un passo falso l’ha fatto pure il super presidente dell’Inps, Antonio Mastrapasqua. Uno dei dirigenti pubblici più pagati d’Italia e criticato da molti per l’insostenibile numero di incarichi che ricopre.
Il pasticciaccio arriva proprio da uno dei suoi tanti incarichi, quello di direttore generare dell’Ospedale Israelitico. La procura di Roma sta indagando su un giro di presunte cartelle cliniche truccate e fatture false dell’Ospedale Israelitico per un valore stimato di 85 milioni di euro.
Sembrerebbe che Mastrapasqua in qualità di direttore dell’Ospedale avrebbe girato all’Inps, di cui è a sua volta presidente , contributi previdenziali sotto forma di fattura della Regione Lazio non liquidate.
Mastrapasqua inizialmente aveva rifiutato ogni addebito, ricordando che lui stesso aveva chiesto che si facesse chiarezza.
La novità è rappresentata però da un’insolita presa di posizione da parte del Presidente del Consiglio Enrico Letta, che rivolgendosi al Ministro del Lavoro, da cui l’Inps dipende, ha chiesto di fare la massima chiarezza sulla vicenda e soprattutto la richiesta di verificare il prima possibile se sussista un possibile conflitto d’interessi tra gli incarichi attribuiti a Mastrapasqua.
Come osserva il Fattoquotidiano, pensare che Letta si sia svegliato all’improvviso e abbia avuto solo ora il dubbio che tra i 25 incarichi di Mastrapasqua ci possa essere conflitto d’interessi, non è credibile, quanto piuttosto è vero che Mastrapasqua al pari di Bisignami, sono dei manager cresciuti e che hanno fatto carriera in un altro clima politico.
Ora ci sarebbe in atto una piccola rivoluzione che Enrico Letta avrebbe in mente, per esempio Tiziano Treu, potrebbe sostituire Antonio Mastrapasqua. D’altronde se Enrico Letta vuole scegliere dei suoi uomini deve fare in fretta, anche perché a breve, sempre che non sia già troppo tardi, potrebbe essere bruciato sul tempo da Renzi, che probabilmente avrà qualcosa da dire in proposito. L’unica cosa che per ora sembra certa è che l’epoca Mastrapasqua stia ora per tramontare.
IL NOSTRO COMMENTO: Vergogna! Vergogna! E ancora Vergogna! Ma per favore! C’è voluto questo scandalo perché il Presidente del Consiglio Letta chiedesse al Ministro del Lavoro, Enrico Giovannini una urgente relazione su eventuali conflitti in capo a Mastrapsqua. Ma prima Letta in quale galassia viveva? E’ da anni che questo “Signore”, ( Mastrapasqua) colleziona indisturbato incarichi manageriali di alto prestigio e guadagna stipendi astrali sull’ordine di 1.200.000 euro. Mastrapasqua, oltre alla poltrona di Presidente dell’Inps, ne aggiunge almeno un’altra ventina, tra incarichi di vertice (è anche vicepresidente di Equitalia e Presidente della società di fondi di investimenti immobiliari Idea Fimit Sgr) e posti nei collegi sindacali di Eur spa, Coni Servizi spa, Autostrade per l’Italia. Solo per citarne alcune. Ora è normale che un cittadino comune possa ignorare questo personaggio, ma Letta? Può dire altrettanto? No, di certo! Questa è la cosa vergognosa! E’ questo sistema marcio che va urgentemente cambiato e che nessuno fino ad oggi si è sognato di farlo. E’ ora di rompere questo strano connubio di protezione tra la politica , gli Enti pubblici e la burocrazia che si è rivelato fonte di corruzione a tutti i livelli. Finchè ci saranno i Super Manager protetti dalla politica in Italia non ci sarà mai niente di buono. Il neo segretario Renzi è qui che deve intervenire con mano pesante altrimenti tutto resterà come sempre.
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Antonio Mastrapasqua, profilo del manager
Protetto di Gianni Letta. Amico di Malagò. Sponsorizzato dal Pdl. La rete di potere del presidente Inps. «Non mi dimetto».
di Marco Mostallino
Fonte e Link: http://www.lettera43.it/politica/antonio-mastrapasqua-profilo-del-manager_43675120883.htm
Amministra l’Inps e altre 24 società pubbliche e private. Guadagna (almeno) 1 milione e 300 mila euro l’anno ed è ora indagato nell’inchiesta dei rimborsi Asl gonfiati dall’Ospedale Israelitico di Roma, di cui è direttore generale.
IL SALOTTO DEI SALOTTI. Ma, soprattutto, Antonio Mastrapasqua, presidente Inps e vice di Equitalia, stringe mani, brinda, chiacchiera e «vede gente», direbbe Nanni Moretti, alle serate del Circolo Canottieri Aniene, il salotto dei salotti della Capitale, dove il padrone di casa è Giovanni Malagò, presidente del Coni oltre che del circolo mondan-sportivo, grande amico di Letta zio (Gianni) e praticamente di tutta la Roma che conta: dal banchiere Cesare Geronzi fino a Walter Veltroni.
LA GRANA MONTI. È qui la chiave del potere del signore della previdenza, l’uomo che, accusa oggi l’ex ministro Elsa Fornero, il governo Monti e il parlamento hanno cercato, inutilmente, più volte di rimuovere o perlomeno di limitare nella sua infinita libertà d’azione.
Il Circolo dei potenti: la regia di Malagò e l’amicizia con Gianni Letta
Mastrapasqua è un fiscalista, un prezioso esperto di tasse e previdenza che tutti vogliono alla propria corte per far quadrare bilanci e conti con il fisco e la previdenza.
E la Canottieri Aniene è il luogo prediletto degli scambi romani: sotto l’accorta regìa di Mago Malagò le serate sono sempre importanti e affollate, ma solo dalla gente ‘giusta’.
L’ÉLITE DELL’ANIENE. Nel giugno 2012, per capire, l’Aniene celebrava i suoi 120 anni di vita.
Gli invitati erano oltre 500, tutti sulle rive del Tevere perché, a dispetto del nome dedicato all’affluente, il Circolo ha la sua sede sulle sponde del fiume più importante. Alla serata, come a tante altre, partecipò Gianni Letta con la moglie, oltre a uomini di spettacolo come Carlo Vanzina, Mauro Masi allora direttore della Rai, e tutti i giovani atleti dell’Aniene, selezionati per le Olimpiadi e desiderosi anch’essi di fare qualche giro di danza insieme al bel mondo del potere.
BANCHIERI E POLITICI. Le serate di Malagò sono sempre all’insegna delle larghe intese su tutti i fronti: Veltroni e Alemanno, Mastrapasqua e Carraro, Geronzi e Totti con signora, poi banchieri, manager pubblici e privati, sportivi e attricette in cerca di successo. E le amicizie pagano.
Nel 2008, il sindaco Veltroni concesse all’Aniene un contributo di denaro in vista del Mondiale di nuoto che si sarebbe tenuto nella Capitale l’anno successivo, a dispetto del fatto che nella piscina di Malagò, rinnovata con i soldi pubblici, non fosse prevista alcuna gara della manifestazione.
LO SCONTRO CON FORNERO. Ora che Mastrapasqua è indagato, Fornero ha raccontato (in un’intervista a La Stampa) che sotto il governo Monti «le commissioni Lavoro di Camera e Senato e la commissione bicamerale sugli enti previdenziali avevano fatto pressioni per un nuovo progetto di governance dell’Inps. L’obiettivo era una gestione più trasparente e meno accentrata e a tal fine venne istituita una commissione ad hoc per rivedere la struttura dell’Ente».
Purtroppo, però, «nonostante i vari impulsi ricevuti, la politica impedì il rinnovamento».
VINCE IL PRESIDENTE INPS. La ruggine tra i due è di vecchia data. Quando la Fornero varò la sua riforma nel 2012, il presidente dell’Inps subito avvertì: attenzione, perché queste norme vanno a creare un gran numero di ‘esodati’, ovvero lavoratori che escono dall’azienda ma restano ancora in un limbo senza la pensione.
Il ministro smentì, scoppiò la guerra sulle cifre, ma alla fine ebbe ragione Mastrapasqua e Fornero incassò un colpo durissimo: il presidente dell’Inps, capace di occupare fino a 54 poltrone in contemporanea, conosce, oltre a tanti potenti, i numeri del fenomeno, il ministro invece no.
Quando il Pdl ‘ricattò’ Monti: «Via Mastrapasqua? Cade il governo»
Mastrapasqua uscì dalla battaglia contro il governo ancora più forte di prima.
Grazie non solo alla rete di amicizie influenti, ben gestita da ‘zio’ Letta e dal ciambellano Malagò, ma anche e soprattutto alla sua capacità ormai consolidata di sistemare ogni problema e, quindi, di camminare nell’incerto confine tra affari e politica.
L’ACCORDO S’HA DA FARE. Così, quando l’Ospedale Israelitico si accorse di avere debiti verso l’Inps, il direttore generale Mastrapasqua propose di compensare un credito che l’ente vantava nei confronti della Asl e della Regione Lazio con il dovuto previdenziale non ancora pagato: il presidente dell’Inps Mastrapasqua diede il via libera. Restava il problema Equitalia.
Il direttore dell’Ospedale, Mastrapasqua, e il presidente dell’Inps, Mastrapasqua, spiegarono al vicepresidente di Equitalia, Mastrapasqua, gli estremi dell’accordo e così, alla fine, crediti e debiti si compensarono senza che arrivasse alcuna cartella esattoriale.
VOLUTO DAL CAVALIERE. Se l’intesa è lecita o meno saranno carabinieri e giudici a stabilirlo, ma quel che è certo è che il manager uno e trino trova sempre il modo giusto per arrangiare le cose. E nessuno lo tocca, perché, oltre alla protezione di Letta zio, c’è un meccanismo ben oliato che non si inceppa mai.
Nel maggio del 2008 cadde il governo Prodi e le elezioni riportarono al potere Silvio Berlusconi. Uno dei primi atti fu la nomina di Mastrapasqua alla presidenza dell’Inps. La proposta arrivò in commissione Lavoro e previdenza del Senato, dove il parere fu subito favorevole: disse sì il Pdl, ovviamente, ma anche il Pd con il suo capogruppo, il giuslavorista Tiziano Treu, già ministro del Lavoro e delle pensioni con il centrosinistra.
DA 54 A 25 POLTRONE. In quel momento, le poltrone di Mastrapasqua tra enti pubblici e società private erano 54, scesero più tardi a 38 e oggi ‘solamente’ a 25.
Il manager di larghe intese riuscì velocemente a stabilire un record: nel 2010 chiuse per la prima volta in rosso il bilancio dell’Inps dopo 10 anni in attivo.
IL ‘RICATTO’ DI CICCHITTO. Quando Berlusconi fu costretto a lasciare il posto a Mario Monti, si aprì lo scontro sul presidente Inps. Il Professore e Fornero avrebbero voluto cacciarlo, ma Gianni Letta gli alzò attorno un solido muro di protezione: spettò al capogruppo Pdl Fabrizio Cicchitto, vecchio socialista craxiano maestro di politica, di nomine e intrighi, spiegare a Monti che se saltava Mastrapasqua, saltava anche il governo dei tecnici.
Il manager onnipresente, uno e trino, l’uomo da 1 milione (e più) di euro così si salvò. Si tenne i suoi incarichi, libero di brindare in allegria all’Aniene, in compagnia di Malagò, Geronzi, Veltroni e Alemanno, Totti e i mazzi di veline invitati alle serate sul lungotevere dell’Acqua Acetosa. E di rivolgere finalmente, col bicchiere in mano che tintinna, il più sentito dei «grazie, zio» a Gianni Letta. (Lunedì, 27 Gennaio 2014)
ANCORA IL NOSTRO COMMENTO: Una vero schifo…
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